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La comunicazione globale

di Claudia Dorigoni

La società contemporanea si presenta come una complessa rete comunicativa che implica da parte di ciascuno la capacità di abbracciare un orizzonte globale in cui sia possibile ritrovare la propria identità. La quantità di mezzi e strumenti utilizzabili per entrare in sintonia con altri, da un lato, facilita la comunicazione, ma dall’altro ci trova poco preparati e talvolta, potremo dire, dispersi nell’intreccio di fili e di input.
Gli insegnanti, in primo luogo, dovrebbero dotarsi di nuove abilità e competenze per poter fruire delle diversità di linguaggi oggi richiesti. Non è tanto un’imposizione dettata da normative, ma da una società in continua evoluzione che per esprimersi usa conoscenze e tecniche sempre più sofisticate.
Il nostro pianeta, come sostiene Morin, si è “ristretto” e così anche semplicemente il linguaggio parlato o scritto ha subito l’interferenza di altre lingue. Pensiamo semplicemente quante parole straniere sono entrate a far parte del nostro lessico e come alcuni termini non trovino un’adeguata traduzione. Sono soprattutto parole relativa a quegli aspetti concreti, pratici della vita; proviamo a pensare la parola pizza, piuttosto che toast, file, autobus.
La comunicazione tuttavia non avviene solamente attraverso il linguaggio di simboli scritti o orali, ma anche per mezzo di simboli culturali: dall’abbigliamento all’uso dell’espressione corporea. Oggi sempre più, soprattutto nelle nuove generazioni, è facile identificarsi attraverso la scelta di un abbigliamento o l’uso di oggetti personali. Già anche i “figli dei fiori” avevano utilizzato l’abbigliamento come simbolo di una cultura, possiamo dire che oggi, grazie ai mezzi di comunicazione è più facile raggiungere anche quelle parti maggiormente dimenticate del pianeta.
Perché tanta meraviglia di fronte alla possibilità di personalizzare un avatar in una vita virtuale? Non proprio una seconda vita, ma una modalità diversa di comunicare e interagire fra persone che per incontrarsi invece che utilizzare una strada, un aereo o un filo del telefono usano la potenza della rete telematica, con tutti i suoi linguaggi software e hardware.
Si apre a questo proposito un’importante discussione sull’utilità dei media nella comunicazione e nell’informazione. A mio avviso, i media non solo possono svolgere una funzione fondamentale nell’ambito di questo processo, ma possono anche favorire conoscenze letterarie, piuttosto che storiche o scientifiche. Se poi parliamo di media digitali la prospettiva si allarga e soprattutto rende il soggetto sempre più interattivo e responsabile, sia nell’interazione con gli altri che verso il proprio percorso di apprendimento. Nei media digitali vengono messi in crisi alcuni ruoli ormai da secoli fossilizzatisi, quali l’autore e il lettore. Forse già con l’avvento della stampa e di conseguenza della lettura, l’autore e il lettore erano in qualche modo in comunicazione, o meglio, il lettore poteva entra in sintonia con l’autore. Ora è possibile far comunicare autore e lettore, addirittura nel mondo del wiki il lettore e l’autore possono interagire e produrre a più mani, integrandosi. È attraverso una comunicazione quasi empatica che si trasmette conoscenza, un pensiero non si somma ad un altro, ma si costruisce insieme all’altro.
A questo punto possiamo chiederci: come l’educazione e l’istruzione impartita nelle scuole può soddisfare i nuovi bisogni comunicativi emergenti?
Non è certo fingendo di non vedere ma iniziando a porci alcuni quesiti fondamentali. Quali sono le competenze tecniche dei nostri studenti? Come utilizzano queste competenze sul piano della comunicazione?
L’esperienza che viviamo tutti i giorni ci porterà a prendere atto di quale differenza generazionale si è andata costruendo tra i docenti e gli studenti nel modo di utilizzare le nuove tecnologie.
I nostri studenti, già da piccoli o addirittura molto piccoli, sicuramente negli anni della scuola primaria, utilizzano il cellulare per mettersi in comunicazione con i loro compagni. Un trillo rappresenta il modo di dire: ci sono. La rete viene fin dall’inizio considerata per i suoi aspetti comunicativi ancor prima che informativi. Di contro il corpo insegnante manifesta una certa fatica nel guardare le nuove tecnologie come un diverso modo di comunicare e si avvicina ad esse soprattutto per ricevere informazioni. Forse il docente non è ancora  riuscito a capire fino in fondo quale piacere comunicativo esercitano alcuni software e come sia interessante essere connessi con altre persone. Certo, questo nuovo modo di comunicare potrebbe radicalmente modificare il ruolo dell’insegnante, non necessariamente impoverendolo, ma indirizzandolo in una nuova prospettiva in cui maestro e apprendente potrebbero trovarsi su piani identici e soprattutto lo studente potrebbe appropriarsi della centralità del processo. L’insegnante, grazie alle sue conoscenze teoriche e alle sue esperienze, dovrebbe riuscire ad essere parte attiva nella formazione del futuro cittadino. Anche alcune metodologie didattiche, forse meno conosciute, potrebbero essere d’aiuto nei modelli di apprendimento. Non è comunque facile vivere durante grandi trasformazioni, come probabilmente quelle oggi in atto, mancano modelli di riferimento e sicurezze professionali. Ogni momento di cambiamento prevede d’altronde momenti di crisi necessari per riuscire a comprendere.

Due almeno sono i punti chiave per una nuova prospettiva dell’insegnamento:
la quantità di flussi informativi e l’approccio alla dimensione virtuale.
Oggi tutti siamo sommersi da informazioni e dobbiamo imparare a selezionare, sintetizzare, cogliere i concetti basilari sui quali si muovono le informazioni che riceviamo. Una quantità di informazioni spesso richiede una quantità di comunicazione e una capacità di essere presenti in più spazi, anche contemporaneamente. Così acquisire capacità di sintesi potrà facilitare la navigazione nei meandri delle informazioni e potrà permettere una gestione più razionale delle informazioni stesse.  L’informazione meglio potrà trasformarsi in comunicazione se i soggetti del processo, e qui la scuola dovrà avere un ruolo fondamentale, svilupperanno abilità sociali, capaci di indirizzare le diverse comunicazioni.
L’ultimo problema è la presenza della virtualità nella nostra vita quotidiana. Talvolta abbiamo contrapposto il concetto di virtuale a quello di reale. Forse sarebbe meglio  parlare di presenza e distanza. Come possiamo pensare che una telefonata non sia reale? E perché una comunicazione on line, sia essa sincrona o asincrona, debba talvolta essere confusa per irreale? Il mondo virtuale esiste, anche se con tempi e modi diversi da quello in presenza. Di fatto però anche la concezione del tempo non è una costruzione umana? C’è addirittura chi sostiene, nel campo biologico, che  noi siamo degli strumenti (o magari dei media?) che consentono ai geni di replicarsi (cfr. Il gene egoista R. Dawkins).
 
Sul piano metodologico didattico, come docenti, dovremmo iniziare a riflettere su quali abilità diventano importanti da apprendere. Certamente in una comunità sempre più complessa sul piano delle relazioni interpersonali è indispensabile acquisire abilità sociali, in primo luogo l’ascolto e l’empatia. Non possiamo poi dimenticare quelle abilità di orientamento che possono facilitare sia la navigazione sia la relazione. Infine, anche se l’ordine qui esposto non va inteso come ordine cronologico, sono sempre più indispensabili competenze scientifico-tecnologico. I sofisticati strumenti oggi a nostra disposizione non possono essere solo utilizzati, ma dovrebbero essere conosciuti anche sul piano tecnico. La tecnologia si integra nella cultura del nostro tempo e ne costituisce un elemento essenziale, pertanto la scuola dovrebbe cercare di favorire maggior padronanza dei molteplici sistemi simbolici. Non c’è comunicazione senza strumenti: il linguaggio stesso è uno strumento.

 

 

BIBLIOGRAFIA
P. Ardizzone, P.C. Rivoltella, Didattiche per l’e-learning, Carocci, Roma 2004;
J. D. Bolter, Lo spazio dello scrivere, Vita e Pensiero, Milano 2002;
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P. Ferri, E-learning – Didattica, comunicazione e tecnologie digitali, Le Monnier, Firenze 2005;
S. Maistrello, La parte abitata della Rete, Tecniche nuove, Milano 2007;
E. Morin, I sette saperi, Cortina, Milano 2001;
P.C. Rivoltella, Costruttivismo e pragmatica della comunicazione on line, Erickson, Trento 2003;
A. Santoni Rugiu, Maestri e Maestre, Carocci, Roma 2006.

 

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