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Filosofia e Burn–out degli insegnanti

di Carlo E. L. Molteni

 

Come è noto, le professioni di aiuto sono tra i lavori più usuranti, non tanto dal punto di vista fisico quanto sotto l’aspetto psicologico. Insegnanti, educatori, animatori, operatori sociali, personale sanitario spesso cadono nella sindrome del Burn-out (BOS ovvero Burning-Out Syndrome): perdita di interesse per il lavoro, caduta di motivazioni, senso di impotenza, mancanza di prospettive per il futuro, a volte anche sintomi psicosomatici.

Lo studio “Getsemani(1) partendo dall’analisi degli accertamenti sanitari per l’inabilità al lavoro, svolta dai Collegi Medici della ASL Città di ha dimostrato che gli insegnanti sono soggetti ad una frequenza di patologie psichiatriche pari a due volte quella degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operatori.

Visione confermata dal successivo studio del "Golgota", condotto da Lodolo d’Oria, sulla gestione del Disagio Mentale Professionale (DMP) degli insegnanti da parte di 265 Dirigenti Scolastici (DS) del Nordest d'Italia.

Ecco alcuni risultati:

• più del 50% dei DS hanno incontrato uno o più casi di DMP dei docenti nel corso della loro carriera di dirigenti (50% dei DS con anzianità di servizio inferiore a 10 anni);

• l'80% dei DS ritengono di dover effettuare azione di prevenzione del DMP ai sensi del D.Lgs. n. 626/1994 attraverso informazione/formazione del corpo docente. (2)

Più recente ancora il dato che si evince dalla “Prima indagine sui comportamenti violenti a  scuola” effettuata da Cittadinanza Attiva a seguito della Dir. Min del 5 febbraio 2007 “Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo” dalla quale si evince che l’11% degli insegnanti dichiara “di sentirsi emotivamente così sfinito dal proprio lavoro da provare stanchezza quando si alza la mattina e deve affrontare un’altra giornata lavorativa”. (3)

In tema di interventi formativi, Leite (4) evidenziò una proporzionalità diretta tra l’incidenza del Burn-out e il  tempo intercorso dall’ultimo corso di aggiornamento professionale. Il che significa che più si fa formazione meno si cade nella BOS.

Questo quadro sinteticamente esposto depone chiaramente a favore di una iniziativa preventiva nella scuola.

L’elevato rischio insito nella professione docente, evidenziato dai dati statistici ricordati, era presumibilmente presente al Legislatore già ai tempi del Decreto Legislativo. n. 626/1994, che prevedeva esplicitamente azioni di informazione e di formazione del corpo docente volte a tutelare sia il diritto costituzionale alla salute di tutti i soggetti coinvolti, sia l’efficienza e l’efficacia delle istituzioni scolastiche.

In particolare l’articolo  4 al punto  5 recitava: Il datore di lavoro adotta le misure necessarie (...) per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ed in particolare: (…) aggiorna le misure di prevenzione in relazione ai mutamenti organizzativi e produttivi che hanno rilevanza ai fini della salute e della sicurezza del lavoro, ovvero in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione e della protezione.

Il successivo Testo Unico sulla tutela della salute dei lavoratori, (D. Lgs.  n. 81/08) all’art. 28 prevede che il datore di lavoro prevenga e contrasti gli effetti dello stress-lavoro correlato. Nel caso delle istituzioni scolastiche è previsto che il Dirigente Scolastico “effettui la valutazione di tutti i rischi da stress lavoro correlato, inclusi quelli connessi alle differenze di genere ed età”. Ciò si aggiunge ai “doveri di adeguata formazione e informazione, in orario di lavoro, sui rischi specifici cui il lavoratore è esposto in base all’attività svolta”

Dunque il diritto alla salute comporta anche (in particolar modo nelle helping professions) la prevenzione del disagio mentale. Ora, è possibile intervenire prima che il disagio degeneri in patologia, di pertinenza psichiatrica o psicoterapeutica?

Una innovativa risposta viene dal Philosophical Counseling (5), una pratica iniziata da Gerd Achenbach in Germania nel 1981,  diffusasi negli USA, in Canada, in Israele e in molti altri paesi europei ed extraeuropei ed arrivata finalmente anche in Italia, su cui ha richiamato l’attenzione un recente convegno (6). Essa attinge al più che bimilleniario patrimonio di saggezza della filosofia ed utilizza il pensiero riflessivo, critico e creativo sia in nel rapporto duale che in una situazione di gruppo. (7)

In quest’articolo vorrei sinteticamente riferire di un’iniziativa di formazione sperimentale, effettuata con successo (indice di gradimento complessivo = 8,59 decimi)  nell’Istituto Comprensivo Statale “Dante Alighieri” di Sesto San Giovanni nell’a. s. 2007/08 (8).

Si tratta di un corso di Filosofia Preventiva del Burn-out , il primo in assoluto di cui io sia a conoscenza in Italia, effettuato nella forma di Counseling Filosofico di gruppo a circa 15 maestri della scuola dell’infanzia e della scuola elementare. Il numero dei partecipanti è essenziale per il setting, perché gruppi troppo numerosi impediscono la pratica del co-filosofare interattivo e rischiano di ridurre il corso ad una serie di lezioni frontali tradizionali, cosa che contrasta con lo stile maieutico del Philosophical Counseling.  Il percorso si è sviluppato secondo un modulo di cinque incontri di 2 ore, a cadenza settimanale.

Il presupposto di questa pratica filosofica è che ogni persona ha in sé un poter-essere nascosto che da sola non riesce a percepire in quanto si trova in un momento di disagio esistenziale che le preclude la consapevolezza delle proprie potenzialità positive.

Il metodo utilizzato è stato quello del dialogo socraticamente ispirato, condotto secondo le regole della comunicazione biografico-solidale proposte da Romano Màdera (9), che impediscono il prevaricare di un partecipante sull’altro o lo scadere della discussione a dialettica sofistica. Al contrario il dialogo maieutico tende ad esplicitare i presupposti impliciti che bloccano la visione della vita dei partecipanti, a favorire l’utilizzo della ragione riflessiva per analizzare i momenti problematici, ad utilizzare il pensiero creativo che prospetta nuovi scenari possibili.

Mi sono ispirato anche alle pratiche biografiche descritte da Duccio  Demetrio (10) proponendo brevi momenti di scrittura biografica  di testi che parlavano della vita professionale degli insegnanti, esaminata in termini di aspettative, problemi, aspetti positivi, motivazioni all’insegnamento. Le narrazioni dei docenti hanno permesso di esaminare sotto un diverso angolo prospettico l’esperienza riferita, vedendola in una modalità emotivamente più distaccata, che favoriva l’andar oltre (trascendere) il problema.

Precedevano gli incontri alcuni minuti dedicati ad esercizi preliminari di concentrazione e meditazione, volti a creare uno stacco con la faticosa giornata di insegnamento trascorsa e a fare esperienza di un’altra dimensione del tempo.

Il conduttore non ha giocato il ruolo dell’esperto che possiede la verità e la somministra ai discepoli, né del guru che ha raggiunto la perfezione di vita;  piuttosto ha esercitato la funzione di un facilitatore di tipo maieutico,  che dispone di strumenti filosofici di tipo concettuale e metodologico per attivare le risorse interne di tutti e di ciascuno, nella ricerca di ipotesi condivise di soluzione dei problemi.

Numerose le tematiche di interesse filosofico emerse, che spaziano dai concetti di  determinismo e complessità a quelli di naturale e culturale, dai concetti di therapein  e responsabilità fino a finire con gli idòla del “buon insegnante”, del “buon genitore”, del “bravo bambino” contestualizzati nella Weltanschauung sottesa.

Qui vorrei solo riferire qualche valutazione, affidata alle parole di alcuni maestri, al termine dell’esperienza di Counseling Filosofico di gruppo:

“ho imparato a considerare altri punti di vista”;

“il corso mi ha permesso di acquistare più consapevolezza”;

“guardare le cose sotto angolature nuove cambia la prospettiva e mi fa sentire meno condizionata”;

 “mi porto via il piacere di interrogarmi e di pormi domande”;

“ora apprezzo di più l’altro e me stesso”;  

“sono molto meno in Burn-out di quanto pensavo di essere”.

A questa esperienza pilota hanno fatto seguito altre quattro edizioni di primo livello del corso, proposto nella forma di aggiornamento professionale ed una edizione di secondo livello, tenuta su richiesta degli insegnanti che già avevano sperimentato la proposta formativa di primo livello, sempre in scuole primarie della provincia di Milano.

Si prevede nell’anno scolastico 2010/2011 di portare nella scuola secondaria di secondo grado un’analoga esperienza di Counseling Filosofico di gruppo in funzione preventiva del Burn-out.

Mi pare, in conclusione, di poter affermare che un nuovo filone si sia aperto nelle pratiche filosofiche: il filone della filosofia preventiva.                                                                                                                                       

In fondo aveva ragione il vecchio Epicuro, quando scriveva: ”Vano è il discorso di quel filosofo che non curi qualche male dell’animo umano” .



[1] Scaricabile all’indirizzo http://www.psicopolis.com/burnout/burnout.pdf .

[2] V. Lodolo D’Oria, F. Pecori Giraldi, M. Della Torre, A. Iossa Fasano, F. Vizzi, S. Fontani, A. Vitello, S. Cantoni, A. Pascale, P. Frigoli, Quale rischio di patologia psichiatrica per la categoria professionale degli insegnanti?, in La Medicina del Lavoro, 2004, n. 5.

[3] Cittadinanza attiva, SCA 2008 p. 36

[4] C. Maslach - M. P. Leiter Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro. Erickson, Trento 2000 pp. 76, 77.  Cristina Maslach è docente di Psicologia e vicerettore dell’Università di California a Berkeley. Da oltre vent’anni si occupa di burn-out nelle aziende e nel campo socio-sanitario. Professore di Psicologia e vicerettore dell’Università Acadia in Nova Scotia, Michael Leiter da più di diciassette anni di occupa con la Maslach della sindrome del Burn-out.

[5] Vedi, di Achenbach G. B. (1983) La consulenza filosofica Apogeo, Milano 2005.

[6] http://www.carloforte2008.eu/index.htm riferisce della IX Conferenza internazionale di  Pratiche Filosofiche dal titolo “Philosophical counseling and the philosophical life" che si è svolta a Carloforte dal 16 al 19 luglio 2008.

[7] Per ulteriori dettagli rimando al mio sito www.counselingfilosofico.it.

[8] Il corso pilota di Filosofia Preventiva del Burn-out, qui appena accennato, è presentato criticamente in: Molteni C. Filosofia preventiva. Il Philosophical Counseling per la prevenzione del Burn-out negli insegnanti Isfipp, Torino 2009.

[9] Tratta da: Madera R., Tarca L.V., La filosofia come stile di vita Milano, Bruno Mondadori, Milano 2003.

[10] Cfr. Demetrio D.  Raccontarsi:l’autobiografia come cura di sé Raffaello Cortina, Milano 1996, o il più recente La scrittura clinica. Consulenza autobiografica e fragilità esistenziali  Raffaello Cortina , Milano 2008.

 

 

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