In sintesi
Essenzializzazione
è soprattutto, in pedagogia, lasciar agire la generatività dei nuclei
di pensiero: non riduzione, semplificazione della complessità dei
saperi e delle operazioni del conoscere, ma individuazione dei nuclei
generativo-trasformazionali e creazione delle condizioni del loro
espandersi in sintonia con le strutture storicamente costitutive della
conoscenza. Non tagli cognitivi, individuazione delle materie
“importanti”, ma delle matrici e delle direzioni di senso in cui si
generano e si rigenerano i processi della capacità di conoscere per le
vie dell’ intuizione, dell’interpretazione, della critica,
dell’ideazione.
Gli assi sono in genere linee di riferimento; in
campo pedagogico devono costituire le linee di flusso, rassicuranti,
flessibili, vibranti con cui una pluralità di discipline indaga
armonicamente e con modalità relativamente stabili su un campo di
esperienza intellettuale o pratica variamente configurato.
Essenziale
è raccontare (svolgere entro l’asse del tempo passato), inventare
(aprire anche improbabili finestre sul futuro), argomentare
culturalmente e pedagogicamente la fisionomia anche locale degli assi
culturali affinché questi non siano solo giustapposizioni insensate di
discipline pensate in separatezza.
Le discipline non sono archivi,
ammassi di informazioni insensate e indifferenti alle persone; sono
tradizioni di ricerca cui richiamarsi e richiamare, depositi di
conoscenza da porre in atto. Le discipline del conoscere che hanno
luogo nelle aule sono gli ambiti d’ideazione ove il lavoro
intellettuale degli insegnanti indirizza il cammino degli alunni,
rinvenendo in ogni disciplina ciò che è l’essenziale, dunque a
riconoscere radici, storicità e senso al proprio intendere e procedere
verso ulteriori stati del conoscere. …
Breve argomentazione
Essenzialità
è un’idea cardinale nella teoria della complessità (teoresi comune sia
alle Indicazioni Bertagna che a quelle Ceruti-Fiorin) ed è
l’alternativa alla mera e riduttiva semplificazione; la complessità non
è riducibile senza violenza e alterazione profonda del campo (Luhman,
Ravaglioli, Jean) e dei soggetti ivi inseriti, cosa pedagogicamente
improponibile. Noi possiamo solo accoglierla, individuarne le linee
costitutive e generative, individuarne il fascio reggente, condividere
le strutture intenzionali, contribuire alle direzioni di senso che vi
si muovono.
A mio avviso essenzializzazione è soprattutto
privilegiare la generatività degli atti del conoscere: non riduzione,
semplificazione, dimagramento della complessità dei saperi e delle
operazioni del conoscere ma individuazione dei nuclei
generativo-trasformazionali e creazione delle condizioni del loro
espandersi in sintonia con le strutture storicamente costitutive della
conoscenza. Non tagli cognitivi, individuazione delle materie
“importanti” (i docenti delle altre si offendono) ma delle matrici e
delle direzioni di senso in cui si generano e si rigenerano i processi
della pura e indifferenziata capacità di conoscere. Pura in quanto non
finalizzata a risultati ostensibili e mossa da desideri e volontà
autentici; indifferenziata poiché volta a conoscere non tanto frammenti
del campo ma l’Intero. Capacità che si attua per le vie dell’
intuizione, dell’interpretazione, della critica, dell’ideazione.
Guardare
e insegnare l’essenziale significa sul piano didattico comunicare il
piacere della scrittura, il gusto della scrittura, l’eros di quei
percorsi formali che ci permettono di guardare i fenomeni fisici e
culturali secondo principi e strutture simboliche e di muoverci con
agilità verso gli altri e nel mondo. Così gli Interi (le persone)
possono trovar interesse a muoversi con intelligenza dell’Intero.
Assi culturali come fulcri dell’essenziale
Vi
è dunque necessità che preliminarmente tutti i piani disciplinari,
prima che sugli assi culturali, si innestino su una visione generale,
complessiva (rispondente alla complessità dell’universo dei fenomeni),
appassionante, che introduca alla indifferenziata capacità di conoscere
il tutto e ogni cosa. Poi…
Gli assi sono in genere linee di
riferimento (es. assi cartesiani, asse terrestre, asse diplomatico….);
in campo pedagogico devono costituire le linee di flusso rassicuranti,
flessibili, vibranti con cui una pluralità di discipline indaga con
modalità relativamente stabili e coordinate su un campo di esperienza
intellettuale o pratica (buono quel che la scuola dell’infanzia ha
sempre detto sui campi di esperienza: che non preesistono al soggetto
conoscente, che non sono standardizzabili e tassonomizzabili senza
violenza e senza produrre alienazione….)
L’essenziale negli assi è
l’esperibile (il passarci attraverso, l’esserne attraversati); è la
scienza conquistata attraverso l’esperienza: esperibilità come
condizione della partecipazione degli studenti e come garanzia
post-epistemica, controvertibile, epistemologica.
Essenziale non è
il tracciare quadri sinottici e acronici; è raccontare (svolgere entro
l’asse del tempo), inventare, argomentare culturalmente e
pedagogicamente la fisionomia anche locale degli assi culturali
affinché questi non siano solo giustapposizioni insensate di discipline
pensate in separatezza.
Gli effetti dell’asse pensato e svolto
epistemicamente (sapere che sta e sovrasta e va semplicemente a-preso,
preso dal libro o dalla lavagna o dal computer) si dissolvono
rapidamente perchè lo studente e talvolta anche il docente non riescono
a metterci niente di proprio. Il secondo va a scuola per lo stipendio,
il primo per il voto. E’ allora scuola di nichilismo.
Contro la
costituzione e presentazione epistemica, un asse va inter-rogato nella
sua vicenda epistemologica (è sapere che viene da una storia, è in
movimento e in discussione), offerto alla discussione e alla
rielaborazione, dunque all’appropriazione di docenti e ragazzi .
L’essenziale nelle discipline
Le
discipline sono ambiti ideali ove il lavoro intellettuale degli
insegnanti indirizza il cammino degli alunni a trovare in ogni
disciplina ciò che è l’essenziale, dunque a individuare connessioni di
radici, storicità e senso al proprio intendere e procedere verso
ulteriori stati del conoscere. Il lavoro/otium (agire della persona
cosciente, libero, intrinsecamente motivato, generativo di valore) si
svolge attraverso il confronto con la vicenda dell’interrogarsi
dell’uomo intorno al mondo e alle linee di significazione del mondo dal
punto di vista dell’esistenza quale si è costituita nelle varie
discipline in quanto tradizioni di ricerca e depositi attivi di
conoscenza.
Nella prospettiva della pedagogia fenomenologica, le
discipline non mostrano ma, detto della loro storia e riconosciuti gli
interlocutori, raccontano e additano, formano (aiutano a individuare la
forma che ci attende); offrono consuetudini di approccio affinché il
venire a evidenza dei fenomeni fisici e culturali, nel momento come in
tutta la storia del conoscere, lasci tracce attive nella coscienza del
soggetto, divenga storia sua.
Sono pratiche dell’ additare
l’evidenza che invitano all’apertura, intro-ducono il soggetto a
riconoscersi, attraverso gli altri e gli oggetti culturali; portano non
tanto alla conoscenza quanto al conoscere, non tanto allo stato
oggettivamente verificabile quanto al senso intersoggettivamente
condivisibile. E’ ciò in cui vi è amore (“l’amor che move il sole e
l’altre stelle” di Dante, ripreso nella Deus Charitas est) che mette in
moto nelle direzioni verso cui l’intelligenza del soggetto in
sintonia/dissintonia con la comunità che abita è vocata a trascendersi.
Sì, detto in estrema sintesi, essenziale è l’amore e il comunicare per
esso la passione per il conoscere.
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