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Studio Talis-Ocse, i docenti più vecchi sono in Italia
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Studio TALIS 2008 | ||
Nuova indagine internazionale sulle valutazioni che gli stessi insegnanti danno del sistema scuola: coinvolti 70.000 prof e presidi appartenenti a 23 Paesi. Da noi il 52% degli oltre 700.000 docenti di ruolo ha almeno 50 anni. E solo un “risicato” 3% risulta averne meno di 30, mentre nella media internazionale questa quota è cinque volte tanto. Altre note dolenti: lo scarso aggiornamento e la mancanza di specializzati. | ||
Sono
avanti con gli anni, fanno fatica a mantenere l'ordine in classe, non
risultano specializzati come dovrebbero e si aggiornano raramente. Non
è proprio lusinghiero il quadro realizzato dall’Ocse – l’Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economico - sulla base di una nuova
indagine internazionale sul comparto della scuola incentrata, stavolta,
sulle valutazioni che gli stessi docenti danno dei sistemi scolastici.
Lo studio, denominato “Teaching and Learning International Survey
(Talis)” , si basa su una serie di quesiti sottoposti a un corposo
campione, appartenente a 23 Paesi, composto da 70.000 unità tra docenti
e dirigenti scolastici. In attesa della loro presentazione ed analisi
completa, in programma a Roma, il 17 giugno presso il Miur, l’Ocse ha
voluto fornire alcune anticipazioni.
La prima, che poi è una conferma di
un dato che già si conosceva da tempo, è che la scuola italiana si
contraddistinguerebbe prima di tutto per l’elevata età media del suo
corpo docente assunto a tempo indeterminato: il 52 per cento degli
oltre 700.000 docenti di ruolo ha infatti almeno 50 anni. E solo un
“risicato” 3 per cento risulta averne non più 30, quando invece nella
media internazionale questa quota è cinque volte tanto. Tanto da
meritarsi un implacabile giudizio da parte della stessa Ocse: "L'Italia
ha la forza lavoro più anziana tra i Paesi Talis".
Il settore dove i docenti italiani
risultano più anziani (addirittura oltre i 51 anni) è quello della
secondaria di primo grado, mentre alla primaria fanno registrare circa
un paio d’anni inferiori alla media nazionale.
E le note negative non finiscono
qui. L'ente parigino ha infatti anche segnalato che in Italia è più
elevata della media la quota di presidi che riferisce di mancanza di
insegnati specializzati e personale tecnico – utilizzabile nei
laboratori – poiché le lamentele raggiungono il 52 per cento contro la
media internazionale del 38 per cento.
Ancora meno positive risultano le valutazioni sulla disponibilità di strutture tecniche e libri per l'istituto.
Ed inferiore alla media
internazionale dell'89 per cento è anche la quota di insegnati che
riferisce di aver partecipato a attività di sviluppo professionale
negli ultimi 18 mesi: in Italia è all'85 per cento.
A proposito dell'ordine nelle
classi, in Italia per mantenerlo gli insegnanti dedicherebbero una
quota di tempo di lezione leggermente più alta della media, e
all'insegnamento effettivo verrebbe dedicato il 77 per cento della
lezione contro la media Talis del 79 per cento. E’ anche vero, fa
notare sempre l’Ocse, che la maggior parte degli insegnati non ritiene
che sia necessario attendere a lungo affinché la situazione si calmi
all'inizio della lezione: l'81 per cento dei docenti riporta un minor
numero di interruzioni causate dal rumore e che gli studenti si
impegnano a favorire un clima sereno per l'apprendimento. Lo stesso
organismo internazionale segnala però che il rapporto
studenti-insegnanti viene valutato dagli stessi docenti in maniera
lievemente meno positiva rispetto alla media internazionale.
Le scuole italiane sono poi tra
quelle a disporre di minore autonomia su assunzioni e livelli delle
retribuzioni degli insegnati, laddove godono di più autonomia in merito
all'allocazione dei fondi. Un problema, quello della selezione mirata e
della meritocrazia, che tuttavia secondo l’Ocse non si riconduce solo
all nostra penisola: "le autorità sulla scuola - avverte l'Ocse -
devono approntare incentivi più efficaci per gli insegnanti. Molti
paesi non prevedono legami tra le performance degli insegnanti e i
riconoscimenti che ricevono, e anche quando ci sono non sono molto
forti".
Alla luce di tutto questo fa un po’
pensare il dato fornito a proposito di uno dei livelli più elevati di
soddisfazione, tra gli insegnanti italiani, sul proprio lavoro, pari al
95 per cento. E che sia ancora più elevata la quota di quelli che
giudica positivamente la propria efficacia nell'insegnare, 98 per
cento. Sembrerebbe quasi che, malgrado tutte le contraddizioni e
difficoltà che caratterizzano le nostre aule scolastiche, le lezioni
alla fine vengono realizzate quasi al meglio.
Una curiosità, infine, riguarda la
sottolineatura da parte dell'Osce sul fatto che gli insegnanti italiani
sotto i 40 anni abbiano passato il doppio del tempo sulla loro stessa
formazione rispetto ai loro collegi over 50. E che nelle scuole private
vengono dedicati 14 giorni in più a questa voce rispetto alla scuola
pubblica. Dati, questi ultimi, che se confermati aprirebbero
sicuramente nuovi scenari: ma prima occorre realizzare approfondimenti
e verifiche ulteriori.
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