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Alcune osservazioni: matematica scienze
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Alcune osservazioni
di Paolo Guidoni (Università di Napoli Federico II, Dipartimento di Scienze Fisiche) Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prendo atto che la Bozza risulta da
Il questionario inviato alle Scuole sottolinea che
A differenza di quanto accaduto in altri Paesi, nessun intervento
sistematico (né istituzionale né culturale) è stato avviato in Italia
per affrontare alla radice le cause delle gravi carenze formative emerse
attraverso varie e concordanti rilevazioni: mettendo, per esempio, in
seria e costruttiva discussione l’adeguatezza da un lato delle prassi
didattiche standard, dall’altro degli strumenti formativi e dei supporti
didattici a disposizione degli insegnanti. Al tempo stesso la scuola è
stata sottoposta ad una serie di brutali interventi riduttivi dei suoi
costi finanziari, senza nessuna parvenza di contropartita capace di
incidere sulla qualità, efficacia ed efficienza del suo operato. In
queste condizioni, la
Un’osservazione analoga può essere fatta per le indicazioni
sull’insegnamento “scientifico”, che dovrebbe (potrebbe!) indirizzare e
costruire gli atteggiamenti culturali di base dei futuri cittadini di
fronte al mondo-così-com’è e al mondo-così-come-potrebbe-essere: quel
mondo esterno e quel mondo interno ai quali è affacciata ogni persona.
(In questo senso efficaci percorsi didattici articolati attorno alle
“scienze” hanno potenzialmente un ruolo formativo almeno altrettanto
cruciale di quelli centrati su lingua e matematica: ed è importante che
le indicazioni ne sottolineino la rilevanza). Ma, di nuovo, è noto a
chiunque se ne occupi che nell’attuale situazione della scuola di base
la quasi totalità del potenziale insegnamento scientifico è risucchiata
(attenzioni, tempi, risorse …) nel vortice della prevalente
inefficienza-inefficacia dell’insegnamento matematico a confronto dei
suoi obiettivi “verificabili”. E mentre la ricerca didattica mostra che
una stretta correlazione (non confusione!) fra i percorsi cognitivi in
ambito formale e fattuale (“matematico” e “scientifico”) è di fatto una
chiave cruciale sia di successo formativo che di economia di
insegnamento/apprendimento, questo suggerimento continua ad essere
ignorato a livello di progettualità formativa e didattica. Così se da un
lato nella presentazione delle corrispondenti indicazioni si proclama
che <… la matematica dà strumenti per la comprensione
scientifica del mondo>, senza porre attenzione a quanto gli strumenti
stessi possano venire “appropriati” e stabilizzati (proprio nei primi
anni) anche attraverso tale comprensione, all’interno degli obiettivi e
dei traguardi di apprendimento la necessaria integrazione di aspetti
formali e fattuali in ogni comprensione del mondo, e ad ogni livello, è
sostanzialmente ignorata. Anche quando, come nel caso di
A proposito di “luce”. Fra gli esempi di fenomenologie fisiche che
gli obiettivi di apprendimento elencano al termine delle classi terza e
quinta, e della scuola secondaria, l’argomento luce e immagini non è
mai espressamente citato. Il fatto in sé può non essere rilevante (sono
sempre presenti degli
Questi sono solo esempi affioranti, ma il problema a monte è estremamente serio e sembra sfuggire alle indicazioni. Infatti nel caso delle scienze-a-scuola ci si trova comunque davanti a una quantità strabocchevole di possibili argomenti, in linea di principio tutti “formativi” in quanto riconducibili sia all’esperienza che alla cultura “quotidiana” da fare evolvere opportunamente, ma in pratica fuori dalla portata di qualunque ragionevole programmazione didattica “inclusiva”. Di nuovo, sembrano ignorate le indicazioni che ormai emergono sistematicamente dalla ricerca internazionale: la formazione cognitiva e culturale in ambito scientifico si raggiunge da un lato attraverso percorsi esemplari che si sviluppino coerentemente e progressivamente attraverso gli anni sui piani correlati dell’esperienza e della concettualizzazione, integrandovi strettamente le competenze matematiche logiche e linguistiche a loro volta in sviluppo; dall’altro attraverso un approccio sistematico alla interpretazione/appropriazione dei “frammenti culturali” disponibili in forma stampata o digitale, da integrare attraverso strategie concettuali e operative messe a punto in modo emblematico proprio nei percorsi esemplari. Non è, certamente, un compito da poco: ma dovrebbe essere almeno “indicato” come obiettivo, in una situazione in cui sembra prevedibile che le indicazioni di scienze siano destinate prevalentemente a fornire spunti frammentari per il futuro “sapientino” delle relative prove INVALSI, o a legittimare quell’enciclopedismo gretto e scostante che domina in tanti testi di prima scuola secondaria. Testi che, a ogni buon conto, una buona parte degli studenti neanche capisce mentre li “impara”, con un effetto culturalmente anti-formativo e de-formativo facilmente intuibile (e facilmente rimosso, ad ogni livello).
A proposito: la stessa parte di “italiano” delle indicazioni sembra sottovalutare nell’ambito della comprensione della lettura (ed efficacia della scrittura) il ruolo cognitivo giocato dalla lingua nella presa d’atto e appropriazione delle strutture di realtà – concrete o astratte che siano. Non è certo un caso se nelle prove PISA raggruppate per macroregioni c’è una evidente correlazione diretta fra i risultati delle prove scientifico-matematiche e quelle di comprensione della lettura. Ma se le cose stanno così, che “indicazioni” sensate e concretamente costruttive si possono dare a chi insegna, per aiutarlo a uscire da uno stato di fatto così deprimente?
Alla fine, un cenno alla “tecnologia”: dove sembra mancare completamente il riferimento culturale, così importante nel mondo in cui oggi si vive, alla stretta (e intricata) correlazione che sempre esiste fra quello che “si sa” sul piano scientifico e quello che “si sa fare” sul piano operativo, individuale e sociale: un problema difficile da affrontare nella trasmissione culturale - ma impossibile da ignorare. Anche tenendo conto che molta della “tecnologia” in cui viviamo immersi è basata su conoscenze di tipo biologico: dall’agricoltura alla medicina all’alimentazione, solo per esempio.
E’ certo che i quattordicenni impegnati in attività amatorie,
eventualmente sessuali, eventualmente procreative possano trovare ben
scarso conforto/supporto alla loro creatività e al loro pensiero critico
nelle pagine dedicate al crossover dei cromosomi dal loro “prestigioso”
libro di testo; così come è evidente che gli stessi
quattordicenni immersi nello “smanettare” acrobatico, eventualmente
efficace, eventualmente allucinatorio sui loro computer troveranno ben
scarso sollievo/interesse nel
Le “indicazioni” tese a
<Pazienza, – disse Pinocchio – sarà per un’altra volta>
28 giugno 2012